Riciclo dei rifiuti urbani: le differenze con i rifiuti speciali
Non tutti i rifiuti che vengono prodotti dall’uomo sono uguali: distiungere i rifiuti in base ad alcuni parametri condivisi e stabiliti dalla leggere risulta fondamentale per la salute ambientale, l'efficacia del riciclo e per evitare sanzioni.
In particolare, comprendere la corretta classificazione dei rifiuti, distinguendo i rifiuti urbani (RU) dai rifiuti speciali (RS), è cruciale per garantire un'economia circolare efficiente, poiché determina il percorso di gestione, la responsabilità legale e il tipo di trattamento a cui lo scarto deve essere sottoposto.
Scopriamo la differenza tra rifiuto urbano e speciale e in che modo vengono gestiti i diversi tipi di scarti per un riciclo efficace.
Cosa sono i rifiuti urbani: origine e gestione
I rifiuti urbani (RU) sono generalmente quelli prodotti dalle utenze domestiche e dalle attività a esse assimilabili. Si tratta principalmente di rifiuti domestici indifferenziati e provenienti dalla raccolta differenziata: includono scarti come carta e cartone, vetro, metalli, plastica, tessili, rifiuti organici e imballaggi. Fanno parte dei rifiuti urbani anche i rifiuti di apparecchiature elettriche (RAEE) e i rifiuti ingombranti. Tradizionalmente, la gestione dei rifiuti urbani è affidata alla Pubblica Amministrazione e ai gestori pubblici, con costi coperti tramite tributi (come la TARI).
A seguito delle modifiche normative del 2021, la distinzione tra urbano e speciale si è fatta più netta con la soppressione della categoria dei "rifiuti urbani assimilati". Il Decreto Legislativo 116/2020 ha sancito che i rifiuti speciali non pericolosi provenienti da locali adibiti ad usi diversi da quello di civile abitazione (es. mense, attività commerciali), che per natura e composizione sono considerati simili ai rifiuti domestici, sono considerati urbani e possono essere gestiti insieme a questi ultimi, purché siano simili per natura e composizione.
Quali sono i rifiuti speciali
I rifiuti speciali sono quelli che derivano da attività produttive o che non sono considerati urbani. Si stima che, in Italia, per ogni tonnellata di rifiuti urbani prodotta, se ne producano quasi sei di rifiuti speciali.
Essi derivano principalmente da lavorazioni industriali e artigianali, da attività commerciali e di servizio, dal settore della costruzione e della demolizione (inerti), dalle attività agricole, agro-industriali e della silvicoltura, dalle attività di recupero e smaltimento di altri rifiuti, inclusi i fanghi prodotti dai trattamenti delle acque.
Per quanto riguarda la loro gestione, i rifiuti speciali richiedono un trattamento specifico e percorsi separati. Sono gestiti da aziende private autorizzate, con costi e responsabilità a carico del produttore.
Differenza tra rifiuto urbano e speciale
La distinzione tra rifiuto urbano e rifiuto speciale, specialmente dopo le modifiche introdotte dal D. Lgs. 116/2020, risiede nell'origine del rifiuto e, di conseguenza, nel suo percorso di gestione: mentre i rifiuti urbani derivano principalmente dalle utenze domestiche e sono gestiti dal servizio pubblico, i rifiuti speciali provengono dalle attività produttive (industriali, artigianali, di demolizione o agricole) e sono interamente responsabilità del produttore.
Le implicazioni per il riciclo
L'obiettivo delle recenti normative è quello di incentivare il recupero e il riciclo di tutti i tipi di rifiuti. Per quanto riguarda i rifiuti urbani, essi richiedono un sistema strutturato di raccolta differenziata, che implicano l’utilizzo di cassonetti per i rifiuti urbani, i quali vengono poi smistati presso gli appositi centri di raccolta dedicati al vetro, alla plastica, al cartone. Inoltre, la trasformazione di alcuni rifiuti urbani provenienti dalla frazione organica (scarti di cucina, sfalci d'erba), consentono di ottenere un fertilizzante, chiamato compost (il processo di trasformazione è noto come compostaggio), che viene utilizzato per migliorare la fertilità e la struttura del suolo. Le attuali modifiche normative sono anche finalizzate al calcolo degli obiettivi nazionali ed europei di riciclo.
Molti rifiuti speciali, come metalli, vetro, carta e plastica provenienti da processi industriali, possono essere riciclati e reintrodotti nel ciclo produttivo, contribuendo all'economia circolare. La normativa italiana (Decreto Legislativo 152/2006, noto come Testo Unico Ambientale, TUA) stabilisce un percorso specifico e controllato per garantire che il recupero avvenga in sicurezza.