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Ambiente & Territorio

Agricoltura rigenerativa: cos’è e perché è importante

Agricoltura rigenerativa: cos’è e perché è importante
Agricoltura rigenerativa: cos’è e perché è importante
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Le attività di agricoltura rigenerativa sono sempre più spesso al centro del dibattito che ruota intorno al concetto di sostenibilità e di pratiche che possono essere implementate per salvaguardare l’ambiente e il Pianeta. Ma cosa si intende con questa espressione? Quali sono i principali benefici e perché sempre più aziende stanno realizzando progetti in questo senso?

Che cos’è l’agricoltura rigenerativa?

Per rispondere al crescente problema della mancanza di suolo sufficiente per coltivare il cibo necessario per il futuro, negli ultimi anni si sono diffuse sempre di più le pratiche legate al concetto di agricoltura rigenerativa. In un’ottica, quindi, di miglioramento della salute dei suoli che vengono coltivati, l’agricoltura rigenerativa sembra essere la soluzione che da tempo stavamo aspettando. 

Quando si parla di agricoltura rigenerativa, infatti, si fa riferimento a quell’insieme di metodi che permettono non solo di non danneggiare un suolo, ma di migliorarlo. Considerata come un approccio olistico e dinamico – e su cui ancora non esiste una definizione univoca -, l’agricoltura rigenerativa comprende pratiche di permacultura e agricoltura biologica, tra cui lavorazione conservativa, colture di copertura, rotazione delle colture e compostaggio

Perché l’agricoltura rigenerativa è fondamentale?

L’agricoltura rigenerativa permette di salvaguardare la salute del suolo. Un suolo che, a sua volta, è fondamentale perché produce nutrimento, immagazzina carbonio e tutela la biodiversità. Il punto è chiaro: la salute del suolo va di pari passo con la salute di tutti gli ecosistemi presenti sul nostro Pianeta, e di conseguenza proteggerlo risulta oggi cruciale. Un esempio? Secondo il World Economic Forum, se un quinto degli agricoltori all’interno dell’Unione Europea adottasse questo approccio, avremmo una riduzione del 6% all’anno delle emissioni di gas serra entro la fine del decennio.

Constatato il beneficio generale delle pratiche legate all’agricoltura rigenerativa, è necessario approfondirne i vantaggi da un punto di vista più pratico. Partendo dal suolo stesso, grazie a una maggiore produzione di biomassa è possibile aumentarne la fertilità. Passando dalla riduzione delle emissioni, si arriva fino a un vantaggio economico per gli agricoltori, che grazie a queste pratiche potrebbero avere un sostentamento più a lungo termine, una riduzione dei costi e un miglioramento delle colture stesse. Miglioramento delle colture che, poi, deriva anche da una maggiore efficienza nell’uso dei nutrienti. Infine, anche per la biodiversità e per gli habitat naturali ci sono enormi progressi, grazie soprattutto alle pratiche di rotazione diversificata e all’uso di minori pesticidi.

Il progetto del Gruppo Sanpellegrino

Anche il Gruppo Sanpellegrino, negli ultimi anni, si è attivato per mettere in pratica un percorso legato alle pratiche di agricoltura rigenerativa. In collaborazione con Carbonsink – impegnato nel supportare le aziende nell’implementazione delle strategie climatiche – il Gruppo ha realizzato uno studio per verificare e approfondire in che modo le metodologie legate all’agricoltura rigenerativa possono supportare il percorso di raggiungimento dei propri obiettivi climatici, contribuendo, quindi, anche alla riduzione delle emissioni. Grazie all’analisi realizzata su un campione di aziende della sua filiera e del network Biofarm, è stato possibile focalizzarsi sui progetti di agricoltura rigenerativa e sulle pratiche sostenibili scalabili, individuando in particolare quattro aree di intervento:

  1. Azioni di riduzione sull’impiego di fertilizzanti o sul consumo di fonti fossili
  2. Azioni di rimozione (es. colture di copertura)
  3. Gestione dei residui del raccolto in qualità di fonti di nutrienti per le colture successive
  4. Utilizzo del letame come fonte di nutrienti per i suoli agricoli e per migliorare il carbonio organico

Grazie alla realizzazione di questa analisi, poi, è stato possibile individuare un potenziale di mitigazione fino a 65% delle emissioni – soprattutto grazie all’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, metodi di irrigazione e uso di macchinari più efficienti

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