Energia geotermica: cos'è, come funziona e a che punto siamo in Italia
La ricerca di fonti di energia alternative, sostenibili e rinnovabili è ormai un passo fondamentale che l’umanità sta e dovrebbe compiere per salvaguardare la biodiversità, ridurre l’inquinamento e proteggere così il Pianeta. Tra le diverse proposte, un’alternativa è rappresentata dall’energia geotermica proveniente dalla crosta terrestre. In cosa consiste questo tipo di energia e quali benefici potrebbe avere? Chi si dichiara contrario, con quali ragioni sostiene la propria tesi? Qual è la situazione dell’Italia su questo tema?
Cos'è l'energia geotermica
Quando si parla di energia geotermica si fa riferimento a un tipo di energia rinnovabile prelevata dagli strati interni della Terra, grazie ad un flusso di conduzione continuo che si genera a causa della differenza di temperatura tra nucleo e superficie. Creatasi durante la formazione originaria del pianeta e dai processi di decadimento radioattivo dei materiali, l’energia termica viene immagazzinata nelle rocce e nei fluidi all’interno della Terra.
Questo tipo di energia viene prodotta grazie a dei pozzi con una profondità che può raggiungere 1,6 chilometri. Il pozzo consente infatti di avere un accesso alle riserve sotterranee di calore in grado di mettere in moto le turbine collegate a generatori di elettricità.
Come funzionano le centrali di energia geotermica
Il funzionamento di una centrale geotermica può avvenire in 3 modi diversi:
- A vapore secco – l’estrazione del vapore per azionare la turbina avviene attraverso delle fratture del terreno
- Flash – la trasformazione dell’acqua da calda e ad alta pressione a fredda e a bassa pressione produce il vapore che aziona la turbina
- Binaria – l’acqua calda viene attraversata da un secondo liquido con un punto di ebollizione più basso che si trasforma quindi in vapore, provocando così l’accensione della turbina.
I vantaggi di questo tipo di energia
In quanto forma di energia rinnovabile, l’energia geotermica presenta sicuramente molti benefici per l’ambiente, a partire dal fatto che la sua produzione non implica processi di combustione del carbone o fissione nucleare, ma semplicemente l’impiego di un elemento naturale presente all’interno della Terra. A seconda del tipo di centrale, ci può tuttavia essere una lieve emissione di carbonio, anche se decisamente ridotta. La media globale di CO2 emessa da questo tipo di centrali è stimata essere pari a 122g/kWh, che corrisponde circa a un decimo rispetto a quella emessa dal carbone o dal petrolio.
I possibili svantaggi
Nonostante la riduzione dell’impatto sull’ambiente, la produzione di questo tipo di energia presenta limiti fisici e geografici: le centrali devono infatti sorgere in prossimità dei confini delle placche tettoniche e allo stesso tempo essere lontane da centri abitati. Anche se l’efficienza dell’energia geotermica è minore rispetto ad altri tipi di energia rinnovabile, questa non è soggetta a problemi di intermittenza della fonte di energia in quanto, a differenza di sole, acqua o vento, il calore del nucleo rimane sempre costante e quindi continuamente in grado di produrla.
A che punto siamo in Italia
In termini di energia geotermica, l’Italia si trova in una situazione di sottoutilizzo di questo tipo di energia rinnovabile. Infatti, con un potenziale energetico geotermico di 5.800-116.ooo terawattora (con un fabbisogno elettrico annuo di poco superiore ai 300 TWh), ne ricava solo il 6TWh.
Come riporta un rapporto elaborato da Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, la produzione di energia geotermica ha rappresentato, nell’ultimo anno, il 5,5% dell’intera produzione di energia elettrica rinnovabile, mantenendosi stabile a fronte, invece, di un calo della produzione nazionale netta.
A livello geografico, la Toscana rappresenta la zona con una maggiore produzione di energia geotermica. Si trova infatti a Larderello il primo impianto della storia, nonché ad oggi il più grande a livello europeo. Oltre ad altre provincie toscane quali Pisa, Grosseto e Siena, questo tipo di produzione si trova anche in Veneto, in Friuli-Venezia-Giulia, in Sicilia, in Campania e in Emilia-Romagna.