La disponibilità delle risorse idriche e l’accesso all’acqua nel mondo
Le alterazioni idrologiche causate dai cambiamenti climatici costituiscono una sfida che si aggiunge alla gestione sostenibile delle risorse idriche: sicurezza alimentare, salute, insediamenti urbani e rurali, produzione di energia, sviluppo industriale, crescita economica ed ecosistemi dipendono tutti dalle risorse idriche. La minaccia alla sicurezza degli approvvigionamenti idrici, secondo l’OMS, è estesa a più di tre quarti della popolazione mondiale, che sommati agli scenari sul clima, impatteranno drasticamente l’effettivo godimento dei diritti umani quali l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, potenzialmente per miliardi di persone.
Il cambiamento climatico e le risorse idriche
Sovrapposto ad altri trend come l’urbanizzazione o l’adozione di regimi alimentari più water-intensive, il cambiamento climatico è strettamente legato alla disponibilità delle risorse idriche sulla Terra. Esso comporta un maggiore rischio di eventi climatici estremi, siccità più durature, inondazioni più frequenti e una variabilità climatica maggiore legata alla frequenza e all’abbondanza delle precipitazioni. Tutto questo, inoltre, aumenta la pressione sulla produzione agricola, poiché la crescita delle colture e le rese sono altamente sensibili alle condizioni climatiche.
L’accesso all’acqua nel mondo
L’attuale situazione di accesso all’acqua è già caratterizzata da significative disuguaglianze, soprattutto per i piccoli agricoltori, i poveri delle aree rurali e altre popolazioni vulnerabili, che in previsione si inaspriranno ulteriormente con gravi ripercussioni socio-economiche. Oggi nel mondo 2,2 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile, 4,2 miliardi di persone sono prive di sistemi di purificazione sicuri e il 40% delle abitazioni è privo di impianti per il lavaggio delle mani. In Europa, in uno scenario di riscaldamento globale di +2˚C, il numero di persone affette da scarsità d’acqua potrebbe passare dagli attuali 85 milioni fino a 295 milioni (pari al 40%), principalmente nei paesi del Mediterraneo, a partire dall’Italia.
In questo scenario sotto pressione sia dal punto di vista ambientale che socioeconomico, si inserisce la pandemia di SARS CoV-2, che ha avuto, tra gli altri, un forte impatto sulla gestione della risorsa idrica a livello globale: la disponibilità di acqua sicura e di qualità costituisce una strategia di prevenzione primaria per limitare la diffusione del virus e garantire una corretta igiene e sanificazione.
Gli strumenti per tutelare le risorse idriche
Partendo da queste considerazioni, il quadro normativo introduce diversi riferimenti con l’obiettivo di guidare e costruire un’Europa più responsabile, digitale ed equa, come la direttiva quadro dell'UE sulle acque. Essa definisce un quadro giuridico teso a tutelare le acque pulite e ripristinare la qualità delle stesse all'interno dell'Unione, nonché a garantire il loro utilizzo sostenibile nel lungo termine. È integrata da norme più specifiche, quali la direttiva sull'acqua potabile, la direttiva sulle acque di balneazione, la direttiva sulle alluvioni e la direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino, nonché da accordi internazionali.
Alla direttiva quadro dell’UE si affiancano gli strumenti più di settore, come il modello di prevenzione e gestione dei rischi nella filiera dei Water Safety Plans (WSP), elaborati dall’OMS. La valutazione del rischio, in questo caso, è integrata a tutte le fasi della fornitura d’acqua dalla captazione al consumatore, seguita dal monitoraggio delle misure di controllo. Infine, per la qualità e la sicurezza dell’acqua destinata al consumo umano la Direttiva DWD (Drinking Water Directive) è l’ambizioso standard di riferimento dei paesi dell’UE.
L’importanza di tutelare la risorsa acqua
Oggi più che mai una filiera dell’acqua efficiente e sostenibile è indispensabile per il futuro di ogni territorio, diventa quindi fondamentale avere una visione e una strategia. L’ottimizzazione e la protezione della risorsa acqua è un obiettivo comune per tutti gli attori della filiera estesa dell’acqua, che devono coordinarsi in un’azione integrata che acceleri la transizione verso modelli di gestione e consumo della risorsa acqua più sostenibili.