Quanto spesso abbiamo sentito parlare di fotovoltaico? Ma cosa si intende, invece, per agrivoltaico? Come funziona e quali benefici presenta questa tipologia di impianti? Scopriamo in questo articolo, anche attraverso alcuni esempi, per quale motivo vengono utilizzati e quali sono le principali tecnologie alla base.
Con agrivoltaico si intende un impianto di pannelli fotovoltaici installati su un terreno che continua ad essere utilizzato per attività agricole e di allevamento, in modo tale da generare numerosi benefici grazie a un utilizzo efficiente del suolo e al recupero dei terreni in disuso. La principale caratteristica di questi sistemi riguarda il fatto che il tasso di consumo di suolo causato dall’installazione di queste tecnologie è un tema poco rilevante. Al contrario, infatti, secondo gli esperti, l’agrivoltaico può incrementare la produttività del terreno. Il primo impianto in Italia – e in Europa - è stato installato in Puglia, ma già nel 1982 si iniziava a parlarne.
In termini assoluti, il principale beneficio dell’agrivoltaico è quello di contribuire a un futuro più sostenibile grazie alla creazione di sinergie tra la produzione di energia rinnovabile e le colture agricole. Definito, infatti, come un “un impianto fotovoltaico che adotta soluzioni volte a preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione”, è in grado di produrre energia pulita senza consumare il suolo o emettere sostanze inquinanti.
Per spiegarlo in modo più semplice, i benefici dell’installazione di questa tipologia di tecnologia si declinano in tre diverse aree:
- incremento della produttività agricola per gli agricoltori tramite un’ottimizzazione delle risorse impiegate;
- riduzione dell’impatto ambientale grazie all’energia pulita e rinnovabile prodotta dallo stesso impianto;
- opportunità di reddito aggiuntiva per gli agricoltori che possono in questo modo diversificare le proprie entrate tramite la vendita dell’energia stessa.
Gli impianti agrivoltaici differiscono tra loro a seconda di determinati standard che devono essere rispettati in base al terreno, alla tipologia di coltura e di progettazione vera e propria. Dato per assodato il requisito della presenza di un terreno su cui poter continuare a svolgere attività agricole, l’altezza di un impianto viene stabilità sulla base delle attività svolte su quel terreno e dei macchinari che vi transitano. Per garantire, poi, un’integrazione e una “convivenza” ottimale con l’attività agricola, devono essere tenuti in considerazione aspetti quali l’ombreggiamento e la disponibilità e l’omogeneità di irraggiamento.
Il primo impianto agrivoltaico in Europa è stato costruito in Puglia nel 2011. Si tratta del progetto Svolta che, partendo da una produzione – ad oggi - di 1MW, si è posto come obiettivo quello di realizzare un impianto in grado di produrne 8 volte tanta per supportare una produzione vitivinicola. Sempre rimanendo nella nostra Penisola, nel 2023 la collaborazione tra Engie e Amazon Italia ha dato vita al parco agrivoltaico a Mazara del Vallo, in Sicilia, con l’obiettivo di installarne un secondo anche a Paternò. Non mancano le innovazioni anche a livello Europeo: il progetto Horizeo, nel sud est della Francia, punta a diventare il più grande d’Europa.